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Acquisizione Activision - Cosa cambia per noi?
microsoft activision - cosa cambia per noi

Sono ormai diverse settimane che le notizie derivanti dalla causa tra Microsoft e l’ente anti-trust americano FTC riempiono non solo le “news della settimana” di Game2o, ma tutte le pagine giornalistiche. E pare proprio che nella scorsa settimana, più precisamente lo scorso 11 luglio, Microsoft abbia messo un’ipoteca su questa acquisizione multi-miliardaria, vincendo la causa che bloccava la conclusione dell’accordo. Non solo, la Corte di Appello ha anche negato la richiesta dell’FTC di prolungare ulteriormente il blocco dell’acquisizione, così da permettere al gigante tech di Redmond di provare a rispettare la deadline del 18 luglio 2023 per concretizzare la sua offerta di ben 68.7 miliardi di dollari. Ma cosa comporterà questa acquisizione, sia dal punto di vista delle grandi aziende del gaming, ma soprattutto dal punto di vista di noi consumatori? Proviamo a fare chiarezza.

La proposta di acquisto da parte di Microsoft è stata resa pubblica il 18 gennaio 2022, con scadenza 18 luglio 2023, data oltre la quale Microsoft dovrebbe risarcire il gruppo Activision di ben 3 miliardi di dollari per la mancata finalizzazione dell’affare. L’interesse di Microsoft in questa acquisizione, che se dovesse andare in porto diventerebbe la più grande nella storia del gaming, non è soltanto portare in casa franchise miliardari come Call of Duty: il colosso informatico è infatti interessato a sbarcare nel mercato del mobile gaming, che rappresenta già oggi la maggioranza nel numero complessivo di giocatori, di cui King (parte di Activision) è uno dei protagonisti. Di contro, Activision ha dichiarato di voler entrare nella famiglia Microsoft per accedere a tecnologie come machine learning e data analysis, in modo da contrastare insieme colossi come Tencent, NetEase, Apple e Google.

Ma cosa c’entra in tutto questo la FTC? La Federal Trade Commission, così come tanti altri enti anti-trust, hanno dichiarato di voler valutare come gli effetti di questa acquisizione avrebbero potuto influenzare il mercato, al fine di evitare che questo accordo creasse un monopolio nell’industria dei videogiochi. Ad oggi, tutti gli enti coinvolti nell’indagine hanno dato il loro ok a procedere, eccetto la FTC statunitense e la CMA britannica, per motivi non solo economici ma anche politici, visto che entrambe le compagnie sono state sotto i riflettori per diversi casi di abusi sui propri dipendenti. In particolare, la commissione americana ha ingaggiato un’aspra battaglia legale per evitare in tutti i modi che questa acquisizione potesse avvenire, e proprio durante questo processo sono venute fuori valanghe di notizie e retroscena, di cui abbiamo parlato nelle scorse settimane.

 

Il fulcro della discussione in aula è stato Call of Duty, la gallina dalle uova d’oro di Activision, che si temeva sarebbe scomparsa dalle altre piattaforme per diventare esclusiva Xbox e PC. In realtà questa preoccupazione è stata sollevata principalmente da Sony, che ha provato a influenzare il risultato di questa partita a scacchi per il proprio tornaconto personale. Microsoft, dal canto suo, è riuscita a dimostrare che non era suo interesse rimuovere un live service così profittevole dalle altre piattaforme, perché così facendo avrebbe limitato i suoi guadagni. Non solo: si è anche resa disponibile a firmare un accordo di 10 anni in cui si dichiarava che Call of Duty sarebbe rimasto multipiattaforma, così da dare tempo alla concorrenza di creare un franchise capace di contrastare lo sparatutto in prima persona più famoso del decennio. Questo ha permesso a Microsoft di convincere la corte a dargli ragione, facendo così fallire gli sforzi della FTC di bloccare l’acquisizione.  Anche Sony ha infine capitolato, firmando il 17 luglio l’accordo per i 10 anni (mettendosi al pari di Nintendo, Nvidia ed altri concorrenti), terminando così la sua linea di opposizione attiva a questa acquisizione.

Resta però il veto della commissione inglese, che si è inizialmente opposta con fermezza a questo accordo, bocciandolo lo scorso 26 aprile, per poi aprirsi negli ultimi giorni ad una trattativa con Microsoft, spinta dal nuovo governo britannico e dalla sconfitta della FTC. Non ne sappiamo ancora molto a riguardo, dato che le trattative sono ancora in corso e sono molto riservate, ma indiscrezioni rivelano che Microsoft si sarebbe resa disponibile a cedere i diritti sul cloud gaming in UK pur di ottenere l’approvazione del CMA.

Ma che impatto avrà questo accordo multi-miliardario su noi giocatori? Proviamo a ragionarci su.

Portando il gruppo Activision Blizzard King (ABK) tra le sue fila, Microsoft metterebbe le mani su tante proprietà intellettuali molto famose: non solo Call of Duty, ma anche Crash Bandicoot, Overwatch, Diablo, World of Warcraft, Spyro, Candy Crush Saga, Tony Hawk’s. Questo accadrebbe in un momento storico in cui le IP si stanno rivelando degli asset molto profittevoli non solo per nuovi videogiochi, ma per tutte le altre forme di intrattenimento: basti pensare al successo cinematografico di titoli come Sonic e Super Mario, o a The Last of Us sul piccolo schermo. Uno slancio di Microsoft verso altre forme di intrattenimento sarebbe sicuramente più probabile, dopo lo stop dovuto alla deludente serie di Halo.

Visto quanto accaduto ai titoli di Bethesda, altra grande acquisizione della casa di Redmond avvenuta nel 2021, ci aspettiamo che i titoli “live service” restino multipiattaforma, proprio per massimizzare gli introiti derivanti dagli acquisti negli store in-game, mentre i titoli single-player potrebbero gradualmente diventare esclusive Xbox, in modo da rendere la già appetibile offerta del Game Pass un must have per i fan di questi franchise. Ovviamente queste sono nostre speculazioni, basate sul buon senso e su una logica di massimizzazione dei profitti, che però potrebbe essere sovvertita dalle decisioni di Microsoft basate su proiezioni reali.

Per quanto riguarda la qualità dei titoli di ABK, ci aspettiamo che Microsoft porti una ventata di aria fresca all’interno di un’azienda sempre al centro di scandali legati a una cultura tossica di abusi e discriminazioni sui dipendenti. Un ambiente di lavoro più “umano” potrebbe portare ad un miglioramento delle condizioni lavorative, che si rifletterebbe sicuramente sulla qualità dei titoli prodotti. Anche la disponibilità economica e tecnologica di un gigante della tecnologia come Microsoft permetterebbe di puntare in una direzione più qualitativa, spingendo ABK ad innovare ancora di più, elevando così gli standard dell’intero mercato videoludico. Inoltre, anche la quantità di titoli prodotti da Activision potrebbe aumentare, non puntando più quasi solo su Call of Duty, ma lasciando spazio anche ad altre IP.

Solo vantaggi per noi quindi? Pensiamo di no, perché questa serie di acquisizioni, portate avanti da entrambi i lati della barricata Sony/Microsoft polarizza sempre di più il mercato, rendendolo un po’ meno accessibile a tutti quei videogiocatori che non possono permettersi di acquistare sia PlayStation che Xbox, ma che vogliono giocare a titoli di qualità, indipendentemente da chi li produce.

Staremo a vedere quali saranno i prossimi sviluppi di quella che ormai è più telenovela che cronaca, ma che sarà un avvenimento storico per tutti gli appassionati del gaming, modificando drasticamente il mercato e dando forma al futuro del nostro amato medium.

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